Noi abbiamo un impatto sull’ambiente e questo può essere misurato e riassunto in indici dal calcolo complicato che vanno sotto il nome di IMPRONTA ECOLOGICA. Esistono numerose tabelle di calcolo in rete, dalle più elementari alle più complesse, accessibili a tutti in modo che ognuno possa comprendere quale sia il proprio impatto e regolarsi di conseguenza. Basta andare su Google e digitare “footprint” o “impronta ecologica”, oppure andare direttamente su www.footprint.net per il calcolo dell’impronta ecologica personale. Aggiungo che gli abitanti della pianura Padana avranno sempre un’impronta ecologica superiore alla media: si stima che tra popolazione umana, bovini, suini, attività agricola e industriale, su questo territorio si ha il corrispondente di una popolazione di 120 milioni di individui! E’ come dire che intorno al Po si concentra l’intero Giappone.
Tanti parlano di NUCLEARE e quasi sempre sulla base del loro interesse. E questo è un tema su cui la disinformazione dilaga. Si passa da chi allarma sui rischi che un caso tipo Chernobyl può comportare, senza dire che di casi come quello non ne esistono tutti i giorni e, soprattutto, che se là è successo quel che è successo è perché c’erano precise responsabilità. Contrapposti a questi “allarmisti” c’è chi minimizza il problema, perché non sia mai che si cerca di abbandonare gli estremismi per stare nel mezzo… Il nucleare non è tutto rose e fiori, anzi… Mi preme sottolineare tre aspetti. Il primo è che la produzione di energia nucleare richiede molta acqua e ciò significa che in Italia il bacino di prelievo più importante sarebbe ancora il Po, la nostra riserva più sicura, che è già soggetto da anni a numerose e continue pressioni e che non potrà essere sfruttato infinitamente (tanto per dare un’idea, si parla sempre più insistentemente del Po come infrastruttura…); bisogna poi considerare che il Po alimenta l’Adriatico e che su questo mare si affacciano altri Stati, per cui l’Italia deve tenere conto che esistono anche gli interessi di altri. Gli altri due aspetti riguardano l’uranio. Primo: non abbiamo riserve, se non qualcosina nel bergamasco, per cui anche in questo caso dipenderemmo dall’estero; secondo: le scorie di uranio vanno opportunamente smaltite secondo un processo di lunga durata. Qualcuno sa dirci come?
Esiste l’intenzione di costruire sul Po quattro DIGHE nel raggio di poche decine di chilometri, sul tratto compreso tra Roccabianca (Parma) e Sustinente (Mantova). Come spesso accade, le esperienze di chi all’estero ha già intrapreso la stessa strada con risultati deleteri sembrano non far riflettere. Un progetto di questo tipo è stato fatto sul Danubio, con il risultato che lo sbarramento delle acque ha provocato il crollo della silice reattiva disciolta e la concentrazione di diatomee (sinteticamente alghe dal ruolo cruciale nelle catene alimentari acquatiche) nel Mar Nero che, dunque, è completamente cambiato. Si tratta peraltro di un progetto molto costoso e chissà che questo non faccia riflettere maggiormente, visto il momento di crisi e visto che si tratta di un’opera pubblica che verrebbe realizzata con il denaro dei cittadini che in molti casi non sanno nemmeno più come arrivare alla terza settimana del mese. Personalmente non so quanto questo aspetto possa interessare a chi decide di noi, visto che, per inciso, ogni giorno i nostri soldi vengono gettati al vento perché non recepiamo nei tempi previsti dalla normativa diverse direttive europee… E’ successo, per esempio, con la direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE, recepita in Italia nel 2006 (!!!) con il Decreto Legislativo 152/06 o, per giungere a questioni più attuali, con la direttiva nitrati recepita in Italia in 1 marzo scorso con un ritardo di diciotto anni (!!!!!!) dopo che la comunità europea ci ha minacciato di gravi sanzioni. Tutto questo significa multe di milioni di euro. Poi però bisogna operare tagli su scuola e università perché mancano i fondi. Chiusa la parentesi.
E infine (direte finalmente e avete pure ragione!) una buona notizia: OBAMA segna la svolta dopo l’amministrazione Bush. Ciò non è una scoperta, ma eccovi tre motivazioni che giustificano un certo ottimismo. Diversamente rispetto a quanto fatto negli ultimi otto anni, Obama riconosce la minaccia dei cambiamenti climatici, ma allo stesso tempo ritiene che essi rappresentino un’opportunità di innovazione tecnologica. La cosa che più mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo, però, è che finalmente gli Stati Uniti segnano un importante punto di rottura con l’amministrazione Bush, che si era totalmente rifiutata di aderire al protocollo di Kyoto, rifiutando il problema delle emissioni di anidride carbonica. Sottolineo soltanto che gli Stati Uniti producono circa il 36% della CO2 totale emessa in atmosfera… Obama ora vuole invece prendere la leadership per combattere la dipendenza dai combustibili fossili. Vedremo cosa accadrà.
Concludo sottolineando che in alcuni punti ho calcato la mano rispetto a quello che ieri è stato riportato nel corso dell’incontro; in altre parole, sono stata politicamente meno distaccata soprattutto rispetto agli interventi di alcuni docenti. Forse da parte loro è un po’ dovuto e un po’ richiesto dal ruolo, da parte mia non di certo, vista anche la sede in cui riporto queste cose, e cioè un posto mio personale. Scusatemi se vi ho tediato con un lungo pippone, ma sento davvero il tema e ci tenevo a farvene conoscere un pezzettino minuscolo. Si tratta di argomenti molto importanti ed urgenti da cui dovremmo sentirci tutti coinvolti perché riguardano molto da vicino noi e il nostro futuro. Non dobbiamo aspettare che su questo ci informino i media e soprattutto non dobbiamo dare retta al primo che ci passa l’informazione…
Ora torno ai miei libri e alle mie dafnie (sì, sono tornate!). Vi prometto che la prossima volta sarò molto più leggera e che per un po’ non vi stresserò più!
Vi saluto e vi abbraccio forte, cari condomini! A presto (qui o altrove… magari inaspettamente a teatro J)!
ho trovato invece molto interessante la tua dissertazione: chi non si trova direttamente a contatto con questo tipo di problematiche è difficile che sia a conoscenza dei fatti e dei meccanismi che le regolano... triste invece è constatare che alla base ci sono sempre interessi particolari e che spesso al fine di sostenerli si cerca di indirizzare l'opinione pubblca, che in questo modo raramente comprende cosa c'è sotto...
ps. cos'è il teatro J? e soprattutto che ci farai tu????
ps2. un pensiero affettuoso e partecipe alle dafnie: anche loro (come tanti ultimamente..) navigano in cattive acque, ignorando completamente il loro destino!!!!! ;))))
Scritto da: anto | 03/27/2009 a 05:43 p.